Linfoma follicolare leucemizzato - Sangue periferico . Tre centroblasti e un centrocito (in basso a destra). Osservazione personale

08/03/2021

Linfoma follicolare avanzato: strategia terapeutica

(Ultimo aggiornamento: 25/05/2021)

1      Introduzione

La terapia del linfoma non-Hodgkin follicolare è probabilmente uno fra gli argomenti che ha generato le maggiori controversie e dibattiti negli ultimi cinquant'anni nel campo delle neoplasie ematologiche maligne [1]. I pazienti affetti da questa malattia, infatti, convivono con il linfoma per anni in buone condizioni di salute, anche senza ricevere terapia. Inoltre, una  duratura remissione completa può essere ottenuta nella maggioranza dei pazienti con schemi  terapeutici differenti. Tuttavia,  le recidive sono frequenti, indipendentemente dall' approccio terapeutico iniziale. Inoltre, non vi sono prove che iniziare la terapia al momento della diagnosi migliori la prognosi nei pazienti [1], né che il rinvio della terapia al momento della progressione clinica comprometta la possibilità di ottenere una remissione completa. Infine, un periodo di osservazione non riduce le probabilità  di sopravvivenza libera da malattia o la sopravvivenza globale [2]. Per questi motivi, molti clinici  e le linee guida di numerose società scientifiche [3-5] considerano  il linfoma follicolare una malattia inguaribile con la terapia standard attualmente disponibile e  adottano la strategia di "vigile attesa" o "watchful waiting” come terapia standard iniziale. Tuttavia, la strategia del "watchful waiting” (o “watch and wait) non è sempre ben accetta da tutti i pazienti, per alcuni dei quali questo approccio potrebbe essere tradotto come “watch and worry ” (aspetta e spera) [6]. Infatti, molti accettano volentieri di sentire che non necessitano alcun intervento immediato, mentre altri considerano questo approccio come una spada di Damocle sospesa sopra la loro testa, soprattutto da quando sono state perfezionate alcune armi potenzialmente in grado di guarire il linfoma follicolare. Tuttavia, come vedremo fra poco, il differimento della terapia al momento della progressione clinica nei pazienti asintomatici con linfoma follicolare in stadio avanzato e con basso volume tumorale è ancora un approccio molto valido, anche nell'era dei farmaci biologici [6-8]. (Vedere "Linfoma follicolare avanzato: la sola osservazione (wait and watch) come terapia iniziale dei pazienti asintomatici e basso volume tumorale ")

2      Valutazione iniziale del paziente

  In ogni caso di  linfoma non-Hodgkin è necessario stabilire precisamente il sottotipo istologico, i siti interessati e l'estensione della malattia, il performance status del paziente. L'obiettivo è di accertare l'esistenza di alcuni fattori prognostici e parametri che sono predittivi della sopravvivenza e  possono influenzare la strategia terapeutica. (Vedere "Linfoma follicolare in stadio limitato - Diagnosi e valutazione del pazente prima del trattamento ")

3      Definizione di malattia in stadio avanzato

Per malattia in stadio avanzato si intende una malattia in stadio II, III e IV secondo i criteri che, sebbene siano stati inizialmente proposti per la stadiazione del linfoma di Hodgkin  durante la conferenza di Ann Arbor nel 1971, sono generalmente accettati anche per i linfomi non-Hodgkin, nonostante i suoi numerosi limiti.

 Circa il 90% dei pazienti si presenta con la malattia in stadio avanzato se si usa la PET-TAC per la stadiazione [9]. Lo stadio influenza la prognosi dei pazienti, la cui probabilità di sopravvivenza varia anche in rapporto alla presenza di altri  fattori prognostici. In era pre-rituximab, la probabilità di sopravvivenza a 5 o 10 anni, variava negli studi pubblicati dal 50% al 90% e dal 35% al 70%, rispettivamente, se valutata secondo il sistema prognostico Follicular Lymphoma International Prognostic Index (FLIPI).  Oggi la sopravvivenza mediana dei pazienti con linfoma follicolare è di circa 20 anni ed una quota considerevole può essere considerata guarita [10]

I pazienti con malattia in stadio avanzato raramente guariscono con la chemioterapia convenzionale. Infatti, mentre non è raro ottenere remissioni complete di lunga durata, la recidiva è quasi inevitabile [10].

Le opzioni terapeutiche per i pazienti affetti da linfoma follicolare in stadio avanzato si sono progressivamente arricchite nelle ultime decadi. Tutte hanno dimostrato un’efficacia sostanzialmente simile, se si considerano le percentuali  di  sopravvivenza a lungo termine, che è, fra i tanti proposti. probabilmente l’endpoint più importante, soprattutto dal punto di vista del paziente. Essendo la storia naturale della malattia caratterizzata dall’alternanza di periodi di attività e di remissione, e considerando che nel 10-20% dei casi è stata segnalata una regressione spontanea del linfoma, la terapia deve essere iniziata solo nei pazienti sintomatici o ad elevato volume tumorale [3]. I risultati di numerosi studi retrospettivi e di almeno tre  studi clinici randomizzati avvalorano il concetto di un iniziale periodo di osservazione come miglior approccio per i pazienti asintomatici con basso volume di malattia [8, 11-15]. Per il momento, noi continuiamo a consigliare la sola osservazione come scelta iniziale nei pazienti con le suddette caratteristiche. Questa scelta non compromette la probabilità di ottenere una remissione completa né riduce la durata della sopravvivenza globale.  In pazienti selezionati una valida alternativa scarsamente tossica è la somministrazione di quattro dosi di rituximab senza mantenimento [16, 17].

Tutti gli studi condotti sia  prima che dopo l’introduzione del rituximab non hanno dimostrato chiari benefici in termini di OS, con un probabile beneficio in prolungamento del PFS con l’inizio immediato  del rituximab [3, 18] e nemmeno la terapia di  mantenimento con rituximab sembra essere chiaramente di beneficio [19]. Al contrario, studi prospettici di prima linea, studi in pazienti refrattari o ricaduti e una metanalisi hanno confermato la superiorità delle PFS, OS e OR nei pazienti trattati con chemioterapia più rituximab [3].

La terapia dei linfomi follicolari ad alto volume tumorale o sintomatici consiste oggi nell’associare un anticorpo monoclonale, rituximab o obinutuzumab, con la chemioterapia. La chemioimmunoterapia ottiene risultati migliori in termini di PFS e OS  rispetto alla sola chemioterapia [20-24]. (Vedere "Linfoma follicolare avanzato: chemioterapia e immunochemioterapia prima dell'arrivo del rituximab ")

Altri anticorpi monoclonali anti-CD20 diversi dal rituximab (Obinutuzumab, ofutumumab) con o senza mantenimento dopo l’induzione sono stati usati in combinazione con CVP, CHOP o bendamustina con miglioramento in qualche studio della PFS ma a prezzo di maggiori tossicità e costi [25]. (Vedere "Linfoma follicolare - La terapia moderna della malattia ad alto volume o sintomatica" e "Linfoma follicolare - La terapia moderna della malattia a basso volume ")

Il protocollo R-CVP può essere la scelta ottimale in pazienti anziani, fragili o con comorbilità che controindichino l’uso delle antracicline. Il protocollo ha efficacia accettabile, minore tossicità e non riduce la sopravvivenza globale (Overall Survival, OS)  rispetto a protocolli più complessi o aggressivi, rispetto ai quali riduce la sopravvivenza libera da progressione( Progression Free Survival ,PFS)  ma non la OS [3]. La monoterapia con anti-CD20 (rituximab o tositumomab) oppure rituximab più clorambucile può essere considerata in pazienti a basso rischio e/o anziani fragili [3, 26, 27].

Per i  pazienti con linfoma follicolare di grado istologico 3 A sono disponibili pochi dati con l’associazione Rituximab e Bendamistina (RB); pertanto, per questo sottogruppo di pazienti i il protocollo R-CHOP resta probabilmente la scelta migliore [28, 29]. R-CHOP può essere preso in considerazione  anche nei pazienti con linfoma follicolare di grado 3B o con trasformazione istologica sospetta o accertata [3]. (Vedere "Linfoma follicolare - Aspetti particolari e tipi rari ")

L’associazione a due farmaci RB è oggi preferita da noi e  da molti altri come terapia di prima linea rispetto al protocollo R-CHOP, per la sua supposta minore tossicità e la similare efficacia. Nei pazienti >70 anni la tossicità della bendamustina aumenta in modo significativo,  per cui spesso riduciamo la sua dose (da 90 a 70 mg/mq)  e/o il numero dei cicli con eventuale mantenimento con rituximab.  Incerto è il ruolo della terapia di mantenimento con rituximab nei pazienti che rispondono alla terapia di induzione, nei quali è stato riportato un vantaggio in termini di PFS ma non di OS dalla somministrazione per due anni del rituximab ogni due mesi. La profilassi anti-infezioni è indicata, specialmente nei pazienti trattati con bendamustina, nei quali è frequente una linfocitopenia T CD4+.

Promettenti risultati sono stati riportati con l’associazione di lenalidomide e rituximab, sia come salvataggio  in  pazienti con linfoma follicolare refrattario o recidivato che come prima linea [30-32]. Se l’efficacia dell’associazione sarà confermata in stuti prospettici, potrebbe realizzarsi il sogno di una terapia del linfoma follicolare senza chemioterapia.

La terapia di mantenimento con rituximab può migliorare dopo chemioimmunoterapia   PFS e OS in sottogruppi selezionati di pazienti, ma molti autori hanno riportato anche un aumento della tossicità e della mortalità [33].

4      Indicazioni per l'inizio della terapia

La terapia del linfoma follicolare in stadio avanzato, nonostante sia stata oggetto di un numero enorme di studi clinici multicentrici controllati non trova ancora un consenso unanime [5, 14, 15, 34-39]. I pazienti asintomatici possono essere, almeno all'inizio, soltanto seguiti con l'osservazione clinica. Se la terapia è indicata, un protocollo di chemioimmunoterapia contenente rituximab è oggi preferito poiché, rispetto alla sola chemioterapia convenzionale garantisce una maggiore probabilità di ottenere la risposta completa (conditio sine qua non per la guarigione), una maggiore durata della progression-free survival (PFS) e della sopravvivenza globale. Nei pazienti con un indice di comorbilità elevato, che li rende candidati poco idonei alla chemioterapia, si può considerare l'utilizzo di radioimmunoconiugati che, tuttavia, sono farmaci scarsamente maneggevoli. Nei pazienti che non possono tollerare il rituximab o non sono candidati ad una terapia sistemica più intensiva, si potrà optare per una chemioterapia per via orale senza rituximab (per esempio basse dosi di clorambucile o ciclofosfamide) (Peterson et al. 2003). La radioterapia localizzata può essere utile per la palliazione dei sintomi locali.

Ancora oggi, la maggior parte dei clinici ritiene che i pazienti asintomatici con linfoma follicolare stabile e/o privi di fattori prognostici sfavorevoli  non debbano essere trattati, ma soltanto seguiti accuratamente con visite periodiche  fino alla progressione [14, 40]. Il decorso della malattia è molto variabile: molti pazienti hanno una malattia stabile per anni,  mentre altri progrediscono più o meno rapidamente. Remissioni spontanee di lunga durata sono state segnalate (Gattiker, Wiltshaw, e Galton 1980; Horning e Rosenberg 1984; Krikorian et al. 1980) e documentate anche recentemente  con PET-TAC ed esame istologico [41-43].

Come abbiamo già detto, non esistono criteri universalmente accettati per decidere l'inizio della terapia. In generale, sono considerate come chiare indicazioni al trattamento: presenza dei sintomi sistemici "B" (febbre, calo ponderale, sudorazione notturna); presenza di malattia sintomatica extranodale (per esempio versamento pleurico o ascite); citopenia secondaria a diffusa infiltrazione midollare; anemia emolitica o piastrinopenia autoimmune o ipersplenismo; sintomi locali secondari a malattia progressiva o presenza di masse bulky (cioè di diametro massimo superiore a 5-7 cm) [3, 5, 14].

Queste indicazioni sono derivate dai risultati dei principali studi che hanno confrontato la sola osservazione clinica con l'inizio immediato della terapia in pazienti con malattia in stadio avanzato.

(Vedere anche " Linfoma follicolare - Aspetti particolari e tipi rari e "Linfoma follicolare - Il ruolo del trapianto di cellule staminali autologhe ("autotrapianto") e " "Linfoma follicolare - Il ruolo del trapianto di cellule staminali allogeniche ("allotrapianto"))

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