Ipotesi (da dimostrare) - Nei paesi, come l'Italia, che ricorrono alla clorazione dell'acqua, la mortalità da COVID-19 è più alta, forse per l'immunosoppressione causata dal cloro e suoi composti che si formano nell'acqua potabile-
L’impatto dell’inquinamento ambientale sulla COVID-19 è stato oggetto finora dell’attenzione di pochi ricercatori. Relativamente più numerosi sono gli studi ecologici sulla correlazione fra inquinamento atmosferico e COVID-19 rispetto a quelli che hanno valutato l’impatto dell’inquinamento dell’acqua potabile e della catena alimentare sulla predisposizione all’infezione da SARS-Cov 2 e sul suo decorso clinico. I pochi studi epidemiologici condotti dimostrano che potrebbe esserci un effetto sinergico fra le numerose molecole disperse nell’acqua potabile e il SARS-CoV 2. Per quanto riguarda le PFAS, uno studio danese ha osservato un’associazione fra livelli ematici di tali molecole artificiali e la gravità del decorso clinico. La contaminazione ubiquitaria degli essere umani da parte di centinaia di molecole appartenenti alla categoria degli interferenti endocrini - soprattutto PFAS, pesticidi, erbicidi, bifenili policloruri (PCB), idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ed eteri difenilpolibromurati - deve attirare maggiormente l’attenzione dei cittadini, dei legislatori e dei ricercatori, dal momento che questi composti tossici, anche a dosi basse e bassissime, sono presenti in prodotti di uso quotidiano: farmaci, cosmetici, prodotti per l’igiene personale e della casa, contenitori per alimenti, disinfettanti ecc.. Gli esseri viventi sono cronicamente esposti a una miscela di interferenti endocrini che tendono ad accumularsi nei tessuti umani e animali, nelle piante e nel suolo dove vengono dispersi contenuti nei fanghi di depurazione, per raggiungere, alla fine, le falde acquifere profonde. Molte di queste molecole attraversano la placenta e sono trasmesse al feto durante il periodo della sua formazione e crescita, una fase critica durante la quale può subire danni che si manifesteranno in età più tarda. L’eccesso di mortalità da COVID-19 nelle nazioni più industrializzate, e presumibilmente con tassi più elevati di inquinamento dell’aria, dell’acqua potabile e della catena alimentare, non è spiegabile solo con una maggiore prevalenza dei fattori di rischio “classici” come diabete, età più avanzata, obesità, ipertensione, cardiopatie ecc.. Esiste una spiegazione alternativa biologicamente plausibile? In questo articolo ho cercato di riassumere i risultati delle ricerche che permettono di ipotizzare un ruolo per molte molecole e composti chimici che, oltre alla capacità di distruzione endocrina e metabolica che aumenta il rischio per i fattori convenzionali, sono in grado di interferire con le risposte infiammatoria e immunitaria, potendo così favorire un decorso più aggressivo dell’infezione da SARS-CoV 2. I distruttori endocrini potrebbero essere una spiegazione alternativa biologicamente plausibile, l’anello di congiunzione fra inquinamento ambientale, malattie croniche degenerative associate con una prognosi sfavorevole nei pazienti COVID-19 e maggiore letalità di quest’ultima nel Nord Italia rispetto alle altre regioni meno industriallizzate e, forse, meno inquinate.
SOMMARIO
1 Riassunto
2 Introduzione
3 La COVID-19 è una pandemia ma i tassi morbilità e mortalità sono molto diversi nelle varie aree geografiche
4 Fonti d’inquinamento
4.1 Aria atmosferica
4.2 Acqua potabile
5 Inquinanti, immunosoppressione e covid-19
5.1 Cloro
5.2 Diossine
5.3 Metalli
5.3.1 Piombo e rame
5.3.2 Arsenico
5.3.3 Cadmio
5.3.4 Cromo
5.3.5 Mercurio
6 sostanze perfluoroalchiliche (pfas)
7 Ftalati
8 Bisfenolo A
9 Riferimenti bibliografici
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