31/12/2020
Le varianti del SARS-CoV 2 minano l'efficacia dei vaccini?
La comparsa di nuove varianti del SARS-C0V2, il coronavirus che causa la COVID-19, è fonte di grande preoccupazione, soprattutto per la possibilità che i mutanti, oltre ad essere maggiormaente contagiosi, riescano a sfuggire alla risposta immunitaria acquisita per vie naturali dopo una precedente infezione o con uno dei vaccini disponibili. Questa evenienza ha già spinto alcune delle aziende produttrici di vaccini a modificare i loro prodotti per renderli capaci di stimolare la formazione di anticorpi anche contro le nuove varianti. Studi recenti suggeriscono che alcuni mutanti virali potrebbero sfuggire, almeno in parte, al riconoscimento del sistema immunitario, e rendere anche le persone già vaccinate o guarite dalla COVID-19 a rischio di contrarre nuovamente l'infezione.
I virus mutano continuamente e il SARS-C0V2 non fa eccezione. La maggioranza delle variazioni della sequenza ha un effetto trascurabile o nullo sulla virulenza del patogeno ma, seppur raramente, alcune delle nuove varianti diventano più pericolose rendendo il virus più contagioso o mortale. Altre mutazioni conferiscono al virus la capacità di non essere riconosciuto dagli anticorpi che neutralizzano le sue proteine impedendogli l'ingresso dei nelle cellule e/o stimolano le cellule del sistema immunitario a reagire contro l'aggressore. Fra le tante varianti classificate, in particoalre tre sono sotto contiinuo controllo da parte dei ricercatori. La prima è chiamata B.1.1.7 ed è meglio nota al pubblico come variante inglese perché identificata per la prima volta nel Regno Unito. La seconda è stata dapprima scoperta in Sud Africa, denominata 501Y.V2 o B.1.351, ha acquisito alcune delle mutazioni di B.1.1.7 ed altre sue proprie. La terza variante, la brasiliana, è emersa a Manaus, in Brasile, ed è stata chiamata chiamata P.1. Le tre varianti sono state successivamente scoperte anche in altri paesi al difuori di quello originario.
Le preoccupazioni che agitano il sonno dei ricercatori riguardano la possibilità che gli anticorpi stimolati dai vaccini non riescano a neutralizzare completamente il virus. Effettivamente, almeno in vitro, è stato dimostrato che in qualche caso il potere neutralizzante degli anticorpi sia ridotto. Tuttavia il significato clinico di tale anomalia non è chiaro e andrà chiarito con studi ad hoc su pazienti guariti dall'infezione naturale o vaccinati. Per il momento, anche se nolti degli studi sono stati pubblicati solo in prestampa, senza essere stati sottoposti al vaglio dei revisori, possiamo dire che la risposta immunitaria produsce uno spettro molto ampio di anticorpi, non solo neutralizzanti, ed è molto difficile che un mutante riesca a sfuggire contemporanemante a tutta la batteria anticorpale. Inoltre, possiamo sempre sperare che qualche mutazione renda completamente inatttivo il virus, come è probabilmente successo in precedenza con la SARS del 2003, il cui agente causale, il SARS-CoV, non sembra essere stato più isolato dopo l'iniziale pandemia dell'epoca. (Vedere anche "Covid 19 - La risposta immunitaria acquisita (adattativa) al SARS-CoV 2 ")
Riferimenti
K. Wu et al. mRNA-1273 vaccine induces neutralizing antibodies against spike mutants from global SARS-CoV-2 variants. bioRxiv.org. Posted January 25, 2021. doi: 10.1101/2021.01.25.427948.
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C.K. Wibmer et al. SARS-CoV-2 501Y.V2 escapes neutralization by South African COVID-19 donor plasma. bioRxiv.org. Posted January 19, 2021. doi: 10.1101/2021.01.18.427166.
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